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«Già nel titolo, "Quando apro le ali", la giovane autrice esprime il desiderio del volo, dell'innalzamento dalla materia, che pure non rinuncia a indagare e "subire", anche nelle sue pieghe più amare, per una focalizzazione razionale del "male di vivere", che le permetta il riscatto dalla prigione del dolore e l'approdo ad una dimensione positiva dell'esistenza. Una poesia, la sua, che rinuncia alla punteggiatura, secondo la lezione di Ungaretti; che lascia spazi bianchi per attivare l'emozione, la riflessione, l'empatia del lettore; che si appella alle onomatopee per rendere più tangibili e freschi certi versi; che a volte ha un titolo e altre no; che talora contesta scherzosamente la norma e che sceglie la modalità anglosassone delle maiuscole a ogni verso. Una poesia che diventa strumento di riflessione sulla condizione esistenziale e sull'anelito alla scoperta dell'infinito e della libertà».